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I RACCONTI
degli incontri con le chiese domestiche

Due chiese domestiche si incontrano
Silvana & Franco comunità il Mulino
Monica & Flavio comunità di Balicanti

Tra le tante email che arrivano giornalmente, una attira l'attenzione.
"È da tempo che vogliamo venirvi a conoscere e ora abbiamo pensato che potremmo passare da voi ..."
Una richiesta in punta di piedi "potremmo ..... fermarci a dormire se è possibile"


Rapido whatsapp tra noi e l'ok è corale.


Pronti per accogliere un pezzetto di un'altra comunità, di chiesa domestica, con cui iniziare a creare un legame più profondo.
Arrivano portando allegria, stupore, semplicità e tante domande.
Nel poco tempo tante chiacchiere, primi vespri insieme, condivisione di cammini, di esperienze.
Una visita all'insegna della lode e della meraviglia.
Tante domande, tante condivisioni, all'inizio con cautela, poi piano piano sempre più profonde e accorate.
"una nuova famiglia ha fatto il cammino per entrare a far parte della comunità e poi sceglie altro, poichè la sua strada è altrove. Come elaborare il lutto?"
Lutti comuni che avvicinano, legano.
Soluzioni, risposte?


Non ci sono. C'è solo la consapevolezza che è nel cammino incontrare intralci, nutrire speranze poi disilluse (pensiamo a Gesù con gli apostoli prima della sua resurrezione e della discesa dello Spirito!)
Tutta la vita comunitaria va continuamente affidata all'azione dello Spirito per non cedere alle dinamiche molto "umane" dettate dal divisore, per scorgere ogni giorno la pienezza di questa chiamata e accogliere ogni fratello e sorella di comunità per il bello che ha in sè, oltre il suo carattere, i suoi limiti, le sue fragilità.


Noi abbiamo detto: "se siamo qui da 40 anni non è certo per merito nostro!" riconoscendo nel Signore il
lievito che ci amalgama ancora. Ci è stato risposto "Si, però senza di noi il Signore non può far nulla, il
nostro metterci in gioco è determinante, nonostante tutto".


Bello sentire assonanza, bello scoprire che le dinamiche comunitarie sono "comuni", bello potersi accogliere vicendevolmente, sostenersi, parlando di delusioni e gioie, fatiche e gioie, difficoltà e gioie.


Anche i figli hanno un qualcosa di "speciale". Lo sappiamo, anche i nostri figli si sono portati dietro, là per il mondo, quel pezzetto di vita comunitaria in cui sono cresciuti.


Le relazioni sono più profonde, le amicizie durature, hanno una capacità di entrare in relazione e di accogliere l'altro, superando anche le spigolosità o le ritrosie del proprio carattere, che non è comune al giorno d'oggi.
Una visita breve, troppo, ma che ha il sapore dell'"antipasto", il bello, il pranzo, deve venire!

“Tornando da Assisi passiamo a conoscere la comunità di famiglie a Vicchio?” Già solo il pensiero di poter conoscere un’altra esperienza porta gioia nel cuore. Andiamo, ci aspettano!
Che bello arrivare in un luogo e sentirsi a casa, in sintonia, gustare la gioia di trovare fratelli mai visti prima con cui senti di condividere così tanto e con cui poter conversare nello Spirito.
Bello sentire le storie che si intrecciano, la vita che scorre nel discernimento, nelle scelte, nei muri delle case; vedere la mano di Dio che opera nella vita fraterna quotidiana, dove 2 o 3 stanno insieme nel suo nome.

Bello ascoltare le fatiche, condividere le difficoltà, vedere la storia che si svolge, i passaggi da una fase ad un’altra, le consapevolezze che affiorano. Bello vedere l’evoluzione, le cose crescere, prendere forma...
Bello essere un luogo, essere un posto dove poter andare quando si ha bisogno di uno sguardo, di una parola, di un posto, un luogo dove si sente di poter trovare “casa”, di poter ritornare.
Bello vedere altre modalità di essere chiesa domestica. Aiuta a trovare la propria. Nel confronto con gli altri scopro come sono e anche come non mi sento di essere. È la bellezza della diversità delle vocazioni, dei modi di seguire e servire il Signore della vita. Diversità anche nella forma della vita comunitaria, che emerge come “dono di Dio” per i suoi figli, tesoro prezioso da custodire, e da continuare a custodire, perché la vita insieme non viene in automatico (come quella di coppia, del resto) e la perseveranza pur nelle fatiche delle incomprensioni diventa una buona notizia.
Perchè dopo aver venduto il campo c’è la quotidianità da condividere!


Ci siamo fatti del bene, abbiamo gustato la gioia della visita, quella di Elisabetta e Maria.


La sensazione è stata quella di trovarsi di fronte a qualcosa difficile da spiegare e narrare, ce lo siamo detti, “il mistero della Trinità è la miglior descrizione del miracolo che è il rimanersi accanto per tanto tempo e vivere insieme, aiutarsi a vivere” ma sembra un paradosso: spiegare qualcosa con l’immagine di un mistero...


Appena tornati a casa abbiamo raccontato agli altri nostri compagni di Comunità alcune scelte ascoltate, abbiamo trasmesso la bellezza che ancora abbiamo negli occhi della Casa della Parola e abbiamo detto “passate anche voi a trovarli!” perché incontrandosi di persona si genera quella presenza concreta che è lo Spirito che cammina con noi.


Importante l’iniziativa di andarsi a trovare, bello vedere le diversità di modi che si riconoscono fragili, incapaci di diventare modelli per le masse perché è già tanto che rimangano “abitazioni” per chi ha scelto di starci, ma proprio grazie al fatto di “riconoscersi reciprocamente“ questa fragilità spaventa di meno perché si percepisce chiaramente che la radice è la stessa, che il miracolo (segno del Regno) è lo stesso, che siamo piantine delicate, un seme fragile condizionati dal terreno, dalle diverse impollinazioni, dal clima, dai fenomeni atmosferici ed ecclesiali che ci fanno diventare piante di diverso aspetto, dimensione, ma ognuna può essere rifugio per animali di tipo diverso... a partire da noi stessi, dalle
nostre famiglie. Le nostre comunità anche se stanno a distanza hanno la forza del profumo dei nostri fiori, fanno respirare aria purificata nelle “lotte quotidiane“ che accettiamo di affrontare.


Nell’incontrarci è stato bello anche il fatto di aver avuto nel cuore e negli occhi le storie delle altre comunità, delle altre coppie che stanno investendo da sole o in gruppo sulla Chiesa domestica, aggiornarci di come va agli altri sentendo chiaro come tutti puntiamo alla quotidianità trasfigurata grazie all’ostinata porta aperta che vogliamo tenere, segno dell’attesa del passaggio del Signore, al suono della Sua Parola, alla tenerezza degli incontri fatti nel Suo nome.

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