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Avvento e Natale nella Chiesa domestica

Dicembre 2020


Quest'anno l'Avvento e il Natale non lo viviamo da lontano in streaming ma in diretta, in casa.

Il 2020 sarà ricordato, almeno dalle comunità ecclesiali, come il tempo delle chiese chiuse, delle domeniche senza la messa, della paralisi della pastorale e ... delle dirette in streaming, degli incontri sulle varie piattaforme social. Quasi che non si possa vivere il proprio essere cristiani se non in chiesa o negli ambienti parrocchiali o comunque con la presenza di un qualche collaboratore del parroco. Ma...la casa è Chiesa, la famiglia è Chiesa domestica. La moderna cultura tende a rinchiudere sempre più la fede nelle chiese, dove dovrebbe svolgersi ogni atto religioso.

Sempre meno case prevedono una presenza ‘visibile’ del divino: mancanza visibile di riferimenti religiosi. Prevale nelle case l'idea dell’appartamento: appartarsi, privatismo, recinzioni, isolamento. Per l'esercizio della religione la casa è diventata ‘laica’. La famiglia cristiana che vi abita, difficilmente pensa a ciò che di grande e di religioso può fare 'dentro', ma ritiene necessario continuamente andare ‘fuori’: per la preghiera si limita alla Messa in chiesa, per la formazione va in parrocchia, il catechismo dei piccoli si fa nelle aule della parrocchia; e se pensa di 'amare il prossimo', va a fare il volontariato nei centri di assistenza pubblica (ospedali, ricoveri, case di accoglienza...) o alla Caritas...

Inoltre la casa si è progressivamente svuotata di importanza anche civile: oggi 'fuori casa' si nasce, si muore, ci si sposa, fuori andiamo quando siamo ammalati, vecchi; quando vogliamo fare 'le cose importanti'. La casa diventa sempre più un dormitorio. Sembra che tutto porti a concentrare l'interesse verso ciò che è pubblico; quello che può avvenire nelle case è considerato 'privatismo', intimismo: cose di scarsa importanza. Stranamente questa mentalità ‘laica’ va benissimo a braccetto con una brutta impostazione ecclesiale che chiameremo ‘clerocentrica’: cioè non si fa praticamente nulla di religioso se non dove c’è il prete (o persone addette) ad animare, dirigere, fare da supporto, in locali appositi. In questa impostazione così diffusa quale posto può avere la spiritualità coniugale? Quale importanza religiosa e quale peso sociale può avere la famiglia nella storia della salvezza oggi? Ha senso allora di parlare di apostolato familiare?

Uno sguardo al mondo biblico ci può aiutare a recuperare questo aspetto.

Nel mondo biblico si può dire che la casa fu il luogo primario della manifestazione divina e il veicolo forse principale della costruzione del regno di Dio. Uno sguardo al tempo biblico e della chiesa primitiva sarà efficace per ‘sognare’ e progettare una impostazione diversa da dare alla nostra vita familiare.

Nell’Antico Testamento notiamo come nelle dimore degli uomini (tende, case, luoghi dove vivono e lavorano le famiglie...) si ebbero le manifestazioni centrali della rivelazione divina e l’esercizio della religione. Un solo esempio. Ognuno ricorda le vicende della famiglia di Abramo: non Abramo come singolo, ma come vivente in una famiglia, con rapporti divini che coinvolgono non l’individuo ma la famiglia. La visione dei tre 'angeli' davanti alla tenda, poco prima del pasto, con l'ospitalità, il mangiare, la promessa di un figlio.... è tipica. Le parole divine (“avrai un figlio e una grande discendenza … Sara sterile e madre ...”) e gli avvenimenti passano attraverso le dinamiche tipiche di una famiglia e di una casa.

A chi appare Dio quando ha bisogno di rivelarsi; chi è il veggente? Appare a Noè (che ha famiglia); a Giacobbe con le due mogli e i dodici figli, fondamentali per la storia del popolo di Dio; a Mosè (che ha famiglia), ai genitori del giudice Samuele; a Ester, sposa del re persiano, a Giobbe (criticato dalla moglie per la sua fede). Dio entra nella vita familiare di Gedeone, di Sansone, di Ruth, di Eliseo, di Davide (le cui vicende familiari sono dettagliatamente raccontate), ecc. ... Perfino certe vicende familiari sgradevoli (la gelosia per Agar la schiava madre di Ismaele, Giacobbe che inganna il padre per avere la primogenitura, l’ira vendicativa del fratello Esaù, l’invidia dei figli di Giacobbe verso il fratello Giuseppe, gli infelici amori di Sansone, le disavventure amorose del profeta Osea ecc..) diventano luogo dove si incarna la Parola di Dio e diventa storia della Salvezza.

Questi grandi personaggi biblici non sono dei celibi o monaci consacrati, non vivono situazioni da ‘single’, ma sono sposi, genitori, figli, fratelli, nuore, suocere, discendenza ... Le loro vicende hanno tutti una trama familiare; e la storia della salvezza passa negli ambienti e nella cultura casalinga.

Pensiamo alla Pasqua ebraica, nata, diffusa e totalmente impostata nelle case con un rituale anche abbastanza complesso, gestito dal capofamiglia anche se povero e ignorante. Chi conosce da vicino la “Haggadà pasquale” (il rituale della 'cena ebraica') avrà notato il ricco cerimoniale, le molte preghiere e i canti. Il tutto gestito non da un rabbino, ma dal papà di casa. Proviamo a immaginare l’effetto psicologico profondo che prova un bimbo o un adolescente nel guardare suo padre che costruisce una serata di quella portata, nel bel mezzo di una concreta e incarnata attività quotidiana come è il mangiare, il ritrovarsi in casa con tutti i famigliari, il bere, il cantare per lodare Dio per quello che Lui ci ha fatto.



La casa e le sue espressioni familiari anche con Gesù hanno goduto di un posto davvero centrale.

Già il vangelo dell’infanzia presenta l’evento dell’incarnazione situato nell’ambito famigliare: Gesù non nasce in un convento, ma in una famiglia concreta, lontano dalle istituzioni pubbliche; è cresciuto e accudito in una casa normale. Trent'anni su 33 li vive nella sua casa. L’annunciazione dell'angelo a Maria avviene nella sua casa. I due cantici cristiani più importanti, quello della Vergine e quello di Zaccaria, non provengono da monasteri, ma nascono in due case: cantano la lode a Dio per la maternità e paternità; la gioia di un papà e di una prossima mamma per la nascita di un figlio.

Miracoli, predicazione ed eventi della vita di Gesù sono così spesso ambientati entro le quattro mura domestiche: Egli è invitato in casa e lì succede che ...; è invitato a pranzo e lì parla...; è invitato a guarire; è invitato a nozze ecc. ...

Nell’apostolato di Gesù la storia umana delle famiglie con i suoi eventi lieti (nascita, matrimonio) o eventi tristi (malattia o morti) si intrecciano con l’intervento divino e diventa storia della salvezza. San Paolo scrive ai Romani una lettera importante, lunga e solenne, in cui tratta questioni molto rilevanti. Al termine piace e stupisce questo lungo saluto conclusivo. (Rm. cap. 16) “Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre: accoglietela nel Signore, come si addice ai santi, e assistetela in qualunque cosa possa avere bisogno di voi; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso. Salutate Prisca e Aquila, miei 2 collaboratori in Cristo Gesù ... Salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa ... Salutate quelli della casa di Aristòbulo. Salutate quelli della casa di Narciso che credono nel Signore. Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità." Piace questo ricordo dei vari volti espressi dai tanti nomi. Ha un sapore casalingo questo ricordarsi delle singole persone. Non c’è affatto una pastorale di massa, condizionata dai grandi numeri, centrata soltanto sui problemi universali e generali, povera di riferimenti concreti, tipici delle persone che sono davanti.

Forse proprio la maggior presenza e azione delle famiglie potrebbe migliorare il volto delle vostre comunità, più attente alle relazioni, meno tentate dalla efficienza del molto fare e dei grandi numeri. Notiamo le piccole comunità che si radunavano nelle varie case. Ancora non c’erano i templi e i grandi edifici. I cristiani si riunivano nelle case ed esprimevano anche un sapore domestico. Questo stile casalingo faceva diventare la Chiesa una ‘famiglia di famiglie’. Era tutta la Chiesa che si nutriva di questo stile. Anche l’Eucarestia veniva sentita di meno come un rito e più come il momento in cui si offre a Dio il proprio vissuto quotidiano e Dio sembrava entrare in contatto col proprio corpo, con la propria vita.

Notiamo come i collaboratori non sono ancora istituzionalizzati, ma erano papà e mamme di famiglia. Interessante notare come ad essi Paolo riserva dei titoli e qualifiche preziosi: ‘collaboratori in Cristo’, ‘insigni tra gli apostoli’; hanno faticato per il Signore’; ‘prescelto nel Signore’... Il ricordo delle parentele, l’ospitalità praticata in casa: il tutto dice uno stile familiare e casalingo della chiesa primitiva, non massificato, non ancora istituzionalizzato.

Certamente sia Gesù che i primi cristiani frequentavano il tempio e le sinagoghe, come le piazze e i campi, ma comunque resta prioritaria l’impressione che la comunità cristiana delle origini fosse una ‘chiesa domestica’ nel senso di chiesa a dimensione casalinga, domestica, famigliare. Le case erano i luoghi di riunione.

Si legga la descrizione che l'evangelista Luca, negli Atti degli Apostoli, fa delle prime comunità cristiane. At 2,41-48; 4,32-35 “spezzavano il pane nelle loro case, prendevano i pasti con letizia e semplicità di cuore..." E’ chiaro che la storia di oggi non può ricopiare quella di ieri. Ma c’è da riflettere se nella impostazione della vita cristiana o della vita civile e sociale per sbaglio non si sia tralasciato qualche cosa di essenziale. Se il discorso può sembrare unilaterale è perché ci pare di notare una 'ruota sgonfia' nella macchina che oggi sostiene la Chiesa di Cristo: è la ruota della casa; e questo ritiro spirituale potrebbe contribuire a ridare la 'giusta pressione' e riequilibrio.

Chiesa domestica, perché?

Domestica perché in casa siamo Chiesa in modo diverso; abbiamo uno stile casalingo, diverso dallo stile di chiesa comunitaria e liturgica. Certamente siamo Chiesa quando nel giorno festivo il popolo si raduna nel tempio. E’ lo stile pubblico dell’esser Chiesa, il cui punto di riferimento è il sacerdote, mentre insieme celebriamo la liturgia. E’ la chiesa riunita comunitariamente, qui i cristiani esprimono insieme la loro fede, è presenza di Dio; è un concentrato di grazia. Ma c’è un altro stile di Chiesa ed è quello domestico, cioè nelle ‘domus’, nelle case. E’ la Chiesa diffusa nelle case, il cui punto di riferimento è il padre e la madre. I cristiani portano nelle loro case la luce della fede. E’ la casa che è calda dentro; luminosa perché dentro c’è il bene: c’è Dio. C’è il perdono, l’accoglienza, il volersi bene, l’attenzione alle persone…E’ la Chiesa nelle case, la comunità di tutte le ore della settimana, quando noi viviamo bene, col Signore con noi, nella ferialità, nell’ordinario che si fa straordinario.

Ecco per esempio...

Quando a mezzogiorno io invito a pregare, e prima del pasto faccio il segno della croce invitando a ringraziare Dio; quando la sera chiedo e chiediamo il Suo perdono; quando al mattino invito a pregare o insieme chiediamo l’aiuto per vivere bene la giornata… ecco tu, io, noi siamo Gesù Sacerdote nella nostra casa.

Quando tu per l’ennesima volta cerchi di correggere tuo figlio e lo fai senza lasciarti vincere dal nervosismo, ma continuamente ti preoccupi di lui che cresca bene… in quel momento tu sei Gesù che parla oggi, che parla nella tua casa. Sei Gesù maestro, Parola di Vita, Gesù parla per mezzo di te.

Quando c’è stata un’incomprensione col tuo coniuge e a tempo opportuno riprendi il discorso senza lasciarti vincere dallo spirito di rivincita; cerchi un dialogo, aiuti a chiarire, fai il primo passo, ti metti in ascolto… ebbene, quando riesci a ricreare l’armonia e alla fine tornate a sorridervi e a perdonarvi, a guarire le vostre ferite ... ecco … che sei stato Gesù che compie il miracolo della guarigione. Sei Gesù Salvatore.

Quando tra gli amici o vicini o parenti, io so che c’è una particolare difficoltà e riesco con tatto ad avvicinarli, riesco a dire una parola buona, un buon consiglio, cerco di aiutarli…; ecco in quel momento io sono Gesù, buon Pastore che va in cerca della pecorella smarrita.

La nostra casa diventa luogo dove Cristo agisce come agisce nel tempio, con l’azione del celebrante. La nostra casa è Chiesa: cioè luogo dove Cristo è presente, Cristo che guarisce, che parla, che conforta, che salva ... È necessario prendere coscienza di questa realtà, ringraziare Dio perché ci ha voluto suoi collaboratori in un’opera grande, perché stiamo costruendo la Chiesa, il Regno di Dio oggi nel mondo, nei giorni feriali. Forse tanti non ci pensano, ma fanno tutto questo senza rendersene conto, con l’impegno quotidiano, pur tra la fatica, tra qualche lacrima e anche con qualche impazienza. Eppure il bene c’è, si opera; il Regno di Dio si costruisce. Dio è all’opera ancora oggi, non solo duemila anni fa. Oggi è all’opera per mezzo nostro; oggi avvengono anche per mezzo nostro gli ‘ Atti degli Apostoli’. Questa è la strada su cui si gioca la nostra santità. E’ il nostro modo di essere santi, apostoli, profeti, sacerdoti.

Famiglia e parrocchia.

Quello che vien detto ora non è in alternativa a quanto deve essere fatto in ambiente comunitario come la parrocchia. La Santa Messa, l’attenzione ai problemi sociali e comunitari, l’incontro tra i fratelli nella fede, la formazione, i gruppi saranno sempre necessari, anzi forse se ne sentirà maggiormente il bisogno in proporzione alla crescita della spiritualità domestica. Ambedue gli aspetti sono essenziali. Ma c’è di più. Se anche ci fossero tutti gli sposi capaci di dare buona educazione ai loro figli e vivere la fede in casa, essi stessi poi e i loro bimbi avrebbero comunque bisogno di ‘andare in parrocchia’ per sviluppare il senso ecclesiale della loro fede e della loro carità. Anche da un punto di vista umano infatti si sa quanto è utile il senso sociale che proviene dal contatto con gli altri (scuola, gioco, confronto impegno politico, aiuto ai bisognosi ecc. ...).

Come fare?

Come trovare un tempo adatto nella giornata così piena per la lettura e l’ascolto della Parola di Dio?

Anzitutto è importante darsi una regola: “il dovere di sedersi”. Prendersi del tempo. Se ci affidiamo allo spontaneismo, alla voglia, al “lo farò quando avrò tempo “, mi ritroverò, alla fine della giornata, a non avere avuto il tempo per il Signore. Alcuni sposi hanno deciso che il tal momento della giornata è del Signore; si leggono le letture del giorno, si sottolinea una parola, una frase. Sarà la Parola di vita per quel giorno: verrà custodita e ripetuta nel cuore, sarà come il faro della nostra giornata. Alcune coppie trovano questo momento dopo cena, dopo aver messo a letto i figli. Altre invece preferiscono prima di cena, considerando importante la presenza dei figli. A pranzo e a cena può esserci la preghiera della mensa con una lettura di un passo breve della Bibbia.

Anche l’ambiente-casa ci deve parlare di Dio e deve aiutarci a parlare con Dio. Per questo può essere molto utile creare, in un posto adatto, “l’angolo di Dio”: un’immagine significativa, la Bibbia, un cero, dei fiori… Ognuno personalizza come crede. Diventa un richiamo e uno stimolo per tutta la famiglia e per chi la frequenta.

Una continua ricchezza proviene dall’ eucaristia domenicale. Ci si potrebbe preparare in casa leggendo le letture, interrogandosi su cosa il Signore vuol dire a noi come coppia e personalmente. Decidere per quali mancanze vogliamo chiedere perdono durante il rito penitenziale della Messa; quali preghiere vogliamo volgere al Signore e quali situazioni della vita familiare offrire a Dio nella presentazione delle offerte. Per chi e per cosa ringraziare il Signore dopo averlo incontrato nella Eucaristia.

La “liturgia del rito” si traduce nella “liturgia della vita”. La vita di coppia e di famiglia è una liturgia vissuta nel quotidiano. Ogni gesto di amore familiare, vissuto nella fede della presenza del Risorto in mezzo a noi, è preghiera è liturgia.

Accender fuochi!

Per concludere ci esprimiamo con una immagine quasi visiva. Proviamo a immaginare il nostro paese (o città) visti dall’alto: da un elicottero per esempio; di sera, senza luci... tutto buio. In una prima scena immaginiamo come un punto luminoso, un fuoco, una luce concentrata lì, in corrispondenza del luogo dove stiamo pregando nell’ora della Messa. I cristiani qui esprimono insieme la loro fede. E dall’alto con gli occhi della fantasia vediamo come una intensa luce, una luce concentrata lì mentre tutti sono in preghiera. E’ la Chiesa riunita comunitariamente; è presenza di Dio; è un concentrato di grazia. Ma poi ecco una seconda scena.

La Messa finisce e i cristiani tornano nelle loro case; e portano la luce e accendono il loro focolare d’amore. E chi vive in Dio... ecco ... che rende luminosa la sua casa. Ed allora dall’alto, con gli occhi della fede, si potrebbe vedere accendere tanti focherelli in tante case. E’ la casa che è calda dentro; è luminosa perché dentro c’è il bene; c’è Dio. C’è il perdono; c’è la collaborazione nel bene... Dall’alto dunque vedremmo tanti, tanti punti luminosi. Non più un sol fuoco luminoso al centro, ma una luce diffusa in tutto il paese o nella città o nel territorio. E’ la chiesa nelle domus, nelle case. E’ la Chiesa dislocata nel territorio. Non è soltanto la comunità cristiana della domenica all’ora della Messa; ma la comunità di tutte le ore della settimana; quando noi viviamo bene, col Signore con noi, nelle consuete ordinarie occupazioni. Ebbene è questo il nostro ‘sogno’: una chiesa domestica, a misura familiare. Un sogno che si può realizzare con una crescita di coscienza e di consapevolezza.

(Cesare e Rita Giorgetti - Diocesi di Rimini)

Proposte, Avvento e Natale 2020



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