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Un Tempo Per Ritornare all’Origine

17 Gennaio 2021


Come stiamo affrontando questo tempo di pandemia a Casa Nicodemo? Sicuramente abbiamo dovuto accogliere un periodo di sospensione, non per questo meno fruttuoso e fecondo. Le restrizioni attuate per evitare il contagio ci hanno costretti a tornare a casa, ognuno nella propria casa. Casa Nicodemo chiusa, la fraternità sparpagliata. Come se fossimo stati costretti a tornare alle nostre chiamate originarie. Chi in famiglia, chi nella propria realtà laicale, chi semplicemente nella propria storia di vita. Non ci siamo però dati per vinti. Due sono state le vie di ascolto che abbiamo analizzato riconoscendo che questo tempo pur nella sua drammaticità, è il kairos di Dio. La prima: come rimanere presenti e fedeli alla chiamata di Casa Nicodemo? La seconda invece: Cosa ci sta chiedendo il Signore con questo brusco stop?


La prima riflessione si può riassumere in due parole:


Presenza. Ci siamo chiesti come, attraverso il nostro umile carisma, potevamo (e possiamo) rimanere sale e luce dentro la realtà. Innanzitutto, decidendo di non chiuderci, di non barricarci nelle nostre case, di scegliere quei gesti che avrebbero alimentato il bisogno spirituale e il desiderio di comunità, nonostante il distanziamento e l’enorme paura in cui tutti navigavamo. Abbiamo salvato la Parola e la preghiera che per noi sono cardini e fari indispensabili: la lectio del venerdì sera e tre momenti di preghiera on line. La fedeltà e l’esserci come risposta ad un momento di crisi generale.


Creatività. Si, ci siamo aperti con vigilanza ma anche con entusiasmo a sondare strade nuove, attraverso l’uso dei social. Mai avremmo pensato di pregare entrando nelle piattaforma di incontro online. Eppure quei 15 minuti, erano come suonare il campanello in una casa e accomodarsi a bere un caffe. Una sosta, come del resto è la preghiera comunitaria che abbiamo sempre vissuto nei giorni di fraternità, un appuntamento per continuare a tessere un filo, per sentirci comunque vicini ( comunità con amici e fedeli della parrocchia) anche con una preghiera spoglia, semplice eppure mossa dal profondo desiderio di rimanere in Lui, e di portare i volti e le sofferenze che ognuno raccoglieva durante la giornata. Inoltre, l’uso delle piattaforme ci ha permesso di mantenere “vivi” il triduo Pasquale, la festa di “Pentecoste” -cuore del carisma- il “Fermati e attendi” -il ritiro in preparazione al Natale- ed alcuni laboratori formativi per aiutare le persone a ritagliarsi un tempo di cura, di scrittura, di meditazione, di ascolto profondo.

Non nascondiamo che questo tempo è anche abitato da momenti di sconforto e di preoccupazione, a volte quasi di tentazione. E’ vero che nella prova (come nel deserto) sei messo di fronte al desiderio più vero, al cuore della questione. Non solo però, la pandemia sta inevitabilmente togliendo molto all’esperienza di fraternità, portando uno spazio “vergine e vuoto” (svuotato da aspettative, illusioni e progetti) in cui il demone della paura e dello scoraggiamento si insinua senza problemi. Constatare che più ti chiudi e più ti abitui ad avere uno sguardo autocentrato, che la fatica continuativa può ledere alla base il desiderio e la fiducia (ma chi ce lo fa fare? Il signore è tra noi si o no?), che la paura della morte rende più fragili e nervosi, squilibrando i rapporti fraterni ma anche l’equilibrio interiore e la stessa esperienza di fede. Così siamo ritornati al centro, ci siamo lasciati interrogare dalla Parola e dalla vita, cercando di so-stare con cuore e orecchi ben aperti, in questo tempo di apparente fermo. Potremmo azzardare che abbiamo trasformato questo momento, in un periodo di esercizi spirituali. Ecco alcune piste di pensiero.


La mancanza. “Siamo ripartiti da una domanda. Cosa ci manca veramente?” Consapevoli che la realtà familiare o quella che ognuno di noi vive nella maggior parte della giornata, non può bastare ci siamo messi in ascolto della sete nascosta dietro al dolore. Vivere questi ultimi due anni (dopo un decennio vissuto nell’abbondanza e nella fecondità) nella povertà e nella privazione ci ha costretto a setacciare il senso profondo di una scelta fraterna. Sono comparse, come pepite d’oro, le parole del carisma:

- la gioia di accogliere il sacerdozio battesimale come centro e spinta per vivere con fede, oggi, dentro le nostre realtà quotidiane e sorgente da cui partire per allenare uno sguardo capace di cogliere la complessità del reale e l’urgenza di un azione evangelica più sinodale.

- Il sogno di una vita comunitaria condivisa che è scuola spietata di relazione e di comunicazione, ma anche via privilegiata per una vera crescita umana, per tessere un’affettività che cura in un mondo in cui sempre più spesso vince la solitudine e l’individualismo.

- la spinta ad essere segno (ferito e imperfetto) dentro la complessità della vita, di un Amore più grande che non abbandona e sostiene anche nei momenti più bui; la salvezza è in Gesù, la Buona Notizia.

- la necessità di fare casa con poche cose, riportando il gusto dei gesti semplici e del camminare insieme,

- l’urgenza di mettere nuovamente al centro la vita interiore (la ricerca di senso e la vita spirituale) da cui dipende poi la personale e comunitaria risposta di cura per il mondo che ci è stato affidato e di valorizzazione della Bellezza, di cui ognuno porta l’immagine scolpita dentro.

Ci siamo accorti che casa Nicodemo alimenta un respiro più ampio; si vive il mondo come famiglia e ogni incontro come occasione per assaporare una comunione più grande di quella dei legami sanguigni.


La riflessione. “Fermiamoci e riguardiamo tutto il cammino fatto fin ora.” Alleggeriti dal non essere in vita comune e dal non poter portare avanti il progetto ci siamo dati e permessi un tempo di sosta e di pensiero. Fare memoria ci sta aiutando a rileggere i passi fatti a diversi livelli ma anche accogliere come la condizione di estrema fragilità portata dal virus ci ha messo di fronte, prepotentemente, alla verità di ognuno e alla ferita che portiamo nei confronti della Chiesa Madre. Siamo ripartiti da un pensiero più autentico, dal dare nome agli errori commessi, dal ringraziare per una cura tangibile del Signore (fatta di volti, di incontri, di fatti inaspettati), dal cogliere l’essenzialità del nostro carisma, interrogandoci su come e dove può essere ancora dono per noi e per gli altri, dal constatare che la domanda spirituale è ancora viva nella gente ed è bello prendersene cura.


La preghiera. “Ci siamo rimessi nelle mani di Dio e in ascolto dello Spirito Santo.” Ognuno lo vive personalmente, ma anche sostenuto da un pregare comune, nonostante la distanza fisica. Come a riconoscere che in quelle mattine di Marzo del primo lock down, tutti collegati davanti alla televisione a seguire la messa con il Papa, il nostro grido si univa a quello di migliaia di altri fratelli e sorelle. Non solo, abbiamo recuperato il valore della preghiera di intercessione e della comunione spirituale che unisce una fraternità, anche se distante o impossibilitata ad incontrarsi.

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” Una preghiera dura e sofferta, perché non è facile guardare in faccia i sogni che si infrangono oppure le attese che non vengono soddisfatte, anche se ti sembrano buone e necessarie. Alla fine questo tempo di pandemia ci ha riportato davvero a quell’” inginocchiarsi” di cui ha parlato così bene Etty Hillesum. E forse ci mostra, almeno come un anelito e una grazia da chiedere, “che là dove abbiamo dovuto imparare a rinunciare, proprio là si realizza questa prossimità di Dio.” (D. Bonhoeffer) E la debolezza consegnata, si fa grazia e fecondità.


L’azione. E’ stato questo processo di ascolto orante e umile consegna, che ci ha spinti a rivalutare un importante passo di responsabilità: costituirci come associazione. La strada è lunga, e forse anche in salita, ma abbiamo trovato compagni di viaggio con cui condividere questo anelito di fare rete (altre realtà di chiesa frutto di carismi nascenti), di sognare insieme e compromettersi per tracciare strade di evangelizzazione ripartendo dalle relazioni, dalle periferie e da una collaborazione sincera tra le diverse vocazioni, come ricchezza reciproca e non gioco di potere. Stiamo ragionando su come creare un dialogo efficace con i parroci vicini affinchè si possa insieme pensare un volto nuovo di Chiesa. Questo ha confermato una passione e un mettersi in gioco serio e affidato, riconoscendo che la grazia battesimale continua ad attrarre e sostenere un impegno anche di noi laici, dentro la Chiesa, ad essere profumo, a seminare la bellezza di un cammino di sequela, a non perdere la fiducia nel Sogno e nella Promessa di Dio, e preparare, insieme, la strada allo Spirito affinchè “la rinascita dall’alto” possa sorprenderci e illuminarci proprio nello scorrere quotidiano di questi giorni drammatici.


Rimane aperta la domanda che vorremmo porre innanzitutto ai vescovi a partire dal nostro caro vescovo Delpini: come chiesa, perciò pensando ad una collaborazione tra le diverse parti coinvolte, in una visione orizzontale e non gerarchica (proiettata ad un servizio vicendevole al Vangelo e perciò vigilando sulle derive umane di gestione del potere e di clericalismo) quali azioni concrete posso preparare questo cambiamento significativo delle comunità?


Con queste righe, abbiamo condiviso un assaggio della nostra realtà. Vi rimandiamo al sito (www.casanicodemo.org stiamo preparando quello nuovo!) se avete desiderio di conoscerci di più. Crediamo che l’incontro sia un motore imprescindibile e l’occasione per sentirci parte di un cammino di Chiesa più grande, dal respiro universale ed innovativo, come del resto Nicodemo ci insegna!


La fraternità di Casa Nicodemo


Ecco i link per conoscerci meglio:


Pagnano di Merate (Lecco), 17 Gennaio 2021



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